La Guerra dei Cafoni

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05.06.17
05.06lunedì
Indipendente italiano

A Torrematta, territorio selvaggio e sconfinato in cui non vi é traccia di adulti se si esclude il gestore di un capanno-bar, ogni estate si combatte una lotta tra bande: da una parte i figli dei ricchi, i signori, e dall’altra i figli della terra, i cafoni. A capo dei rispettivi schieramenti si fronteggiano il fascinoso Francisco Marinho e il cupo Scaleno. Si combattono dalla culla, trascinando nel conflitto di classe i propri “soldati”.

Davide Barletti e Lorenzo Conte sono riusciti a portare con successo sullo schermo un progetto che sulla carta avrebbe potuto sembrare troppo ambizioso. A partire dal casting, formato da adolescenti alla loro prima esperienza cinematografica, chiamati a interpretare con un dialetto stretto (i cafoni) tanto da necessitare dei sottotitoli, a un passaggio d’epoca per loro lontanissima. Un lungo percorso laboratoriale li ha condotti a prestazioni di estrema naturalezza fondamentali per l’esito di una messa in scena complessa, ispirata al romanzo omonimo di Carlo D’amicis.

Il prologo, con la sua netta distinzione medievale tra chi era il padrone e chi il cafone, funge da chiave di lettura per l’intera opera. Il dramma è temperato dal sorriso suscitato dal personaggio del piccolo Tonino soprattutto perché l’analisi socio-antropologica di quell’Italia che non c’è più è acutamente aspra e priva di eufemismi. Il conflitto sociale sta per mutare la propria esplicita conflittualità per sprofondare in fenomeni che, se non fossimo nell’assolata Puglia, definiremmo carsici. A prevalere in questa mutazione è la temibile figura di Cuggino che segna l’ingresso ufficiale della malavita organizzata nel tessuto sociale. I cafoni non vogliono diventare delinquenti, come viene detto in un battuta, ma i delinquenti sapranno come progressivamente espropriarli della loro valenza che ha radici ancestrali.

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